Quando il graffito non graffia più: Banksy a Londra

di Elisabetta Ottino - 19 agosto 2024

C’era un tempo in cui Banksy era sinonimo di provocazione, di arte che scuoteva le coscienze e lasciava segni ​indelebili. Le sue opere, sparse per Londra e per il mondo, erano un manifesto visivo di critica sociale e politica, ​capaci di far riflettere e, allo stesso tempo, di sfidare l'ordine costituito. Purtroppo, sembra che quel Banksy ​appartenga ormai al passato.

L’ultima serie di murales apparsi a Londra all'inizio di agosto ne è la triste conferma. Da Chelsea a Walthamstow, ​passando per Brick Lane e Rye Lane, le nuove opere dell’artista si presentano come un miscuglio di immagini ​bizzarre e surreali: una capra che si arrampica su uno stipite, due elefanti che sbucano dalle finestre, scimmie che si ​dondolano sugli edifici, un rinoceronte che monta un’auto, e così via. Se in passato queste visioni avrebbero potuto ​contenere messaggi profondi e provocatori, oggi sembrano soltanto tentativi superficiali di attrarre attenzione.

Quella che un tempo era una capacità unica di usare l’ironia e il simbolismo per colpire nel segno, si è trasformata in una ​ricerca di stupore fine a se stessa. Le immagini create da Banksy non graffiano più; sono ridotte a semplici spettacoli ​visivi, privi di quella forza dirompente che un tempo le caratterizzava. Il lupo che ulula sopra un'antenna satellitare o i ​piranha nelle finestre di un box della City of London Police non vanno oltre l'effetto immediato, non comunicano più nulla ​di rilevante.

È come se Banksy avesse ceduto al populismo artistico, abbandonando la profondità dei suoi messaggi per ​abbracciare una facile visibilità. Le sue nuove opere sembrano progettate più per essere condivise sui social che per ​stimolare una riflessione autentica. È un cambiamento che disorienta e delude chi, come me, ha sempre visto in Banksy ​un baluardo dell’arte sovversiva, capace di trasformare un semplice muro in un grido di protesta.

Oggi, invece, ci troviamo di fronte a una serie di murales che, pur mantenendo una certa maestria tecnica, mancano ​completamente di quella forza espressiva che aveva reso Banksy una leggenda. Gli animali, che in passato potevano ​rappresentare potenti metafore, sono diventati semplici comparse in uno spettacolo che ha perso mordente.

L’arte di Banksy sembra aver smarrito la sua direzione, riducendosi a una parodia di se stessa. Quello che resta è un ​senso di amarezza e disillusione, la constatazione che un artista capace di cambiare il volto dell’arte urbana abbia ​scelto di percorrere la strada della banalità. Se Banksy vuole davvero tornare a essere rilevante, deve ritrovare il ​coraggio di graffiare, di essere scomodo. Altrimenti, rischia di trasformarsi in ciò che ha sempre combattuto: un ​fenomeno di massa privo di sostanza.

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