RIFLESSI D’ARTE / ARCHITETTURA

Le vele di Scampia

di Elisabetta Ottino - 28 luglio 2024

Le Vele di Scampia, emblema della pianificazione urbana ispirata al costruttivismo socialista, incarnano il fallimento di una ​visione architettonica che prometteva progresso e uguaglianza, ma che si è rivelata disastrosa nella pratica. Questo ​esperimento architettonico, ispirato all’Unità d’Abitazione di Le Corbusier a Marsiglia, ha cercato di imporre una rigida ​utopia socialista sulle realtà complesse della vita urbana. Tuttavia, il risultato è stato una disconnessione totale tra le intenzioni ​progettuali e le effettive necessità dei residenti.


Le Corbusier e i suoi seguaci immaginavano che edifici come le Vele potessero risolvere i problemi sociali attraverso ​l’architettura, creando spazi comunitari che avrebbero favorito la coesione sociale. Questa visione, tuttavia, ha ignorato la ​fondamentale complessità della natura umana e delle dinamiche sociali. Gli spazi progettati per promuovere l’interazione ​comunitaria si sono trasformati in aree di degrado e alienazione, dove l’anomia e la criminalità hanno trovato terreno fertile.

Il crollo di una delle Vele non è solo un cedimento fisico, ma il simbolo di un’ideologia architettonica che ha fallito nel ​riconoscere le esigenze reali delle persone. Il socialismo architettonico ha cercato di imporre soluzioni univoche a problemi ​complessi, risultando in edifici che, invece di emancipare, hanno soffocato le comunità con la loro rigida funzionalità e ​freddezza estetica.


Questo fallimento ci insegna che l’architettura non può essere vista come una panacea per i problemi sociali, soprattutto ​quando le sue soluzioni sono imposte dall’alto senza un reale coinvolgimento delle comunità locali. L’esperienza delle Vele di ​Scampia dimostra che una pianificazione urbana basata su ideologie rigide, senza adattamento alle specificità locali e ​senza una vera considerazione per le esigenze umane, è destinata a fallire. Invece di costruire spazi che promuovono una vita ​migliore, il socialismo architettonico ha spesso creato luoghi di isolamento e abbandono.

Elisabetta Ottino

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